Pawlikowski torna a vincere, dopo l’Oscar come miglior film straniero per Ida, il premio per la miglior regia a Cannes con questo racconto di un amore tra due musicisti nella Polonia del dopoguerra fino agli anno Sessanta. Zula e Wiktor si conoscono mentre la loro nazione sta cercando di dare una propria immagine di stato comunista al mondo. Cantante tradizionale lei, direttore e compositore lui, entrambi contribuiscono a creare un coro che girerà l’Europa negli anni Cinquanta. La cortina di ferro sarà varcata più volte da entrambi, ma con tempi e modalità diverse. Si ritroveranno nella loro terra natia, comprendendo che libertà non significa sempre felicità.
DA VEDERE PERCHÉ
La raffinatezza fotografica in bianco e nero di questo regista è un balsamo per gli occhi, mentre le canzoni folk si trasformano negli anni fino a fondersi con jazz, raccontando quanto le radici siano importanti per ognuno di noi.
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