Quello che intendo fare con questo ciclo è soprattutto quello di farvi riflettere su cosa sia o meglio chi sia un’icona senza tempo. Non è sicuramente scontato lasciare il segno in questo mondo fatto di spettacoli, cinema televisione, web, social e chi più ne ha più ne metta. Sicuramente per me è ancora l’attrice cinematografica che ha quel fascino senza tempo che riesce a lasciare il suo segno nonostante il passare degli anni ed il veloce evolversi dei mezzi di comunicazione. A Faye Dunaway non manca proprio nulla. Ha fatto cinema, teatro e televisione, ha vinto un Oscar con “Quinto Potere” nel 1977 ed è ha avuto una nomination per Ganster Story nel 1966. Ha lavorato in Italia con De Sica e Lina Vertmuller e negli anni novanta con Emir Kusturica. Ha fatto un cameo in Giovanna d’Arco di Luc Besson. E’ riuscita a vincere anche un Razzie Award per aver interpretato la Crawford in Mammina cara, film che tra l’altro mi ha veramente terrorizzato da bambina. La sua algida bellezza è stata accanto a Dustin Hoffman, Paul Newman, Marlon Brando ed ha interpretato, ed al suo posto avremmo voluto esserci state tutte, la donna rapita da Robert Redford ne “I tre giorni del Condor”.
Però questa volta non voglio parlavi di film blasonati e di attori celeberrimi.
Vi voglio parlare di un film poco noto, rifatto nel 1999 da Pierce Brosnan e Renè Russo.
Il film è “The Thomas Crown Affaire” del 1968.
I protagonisti: Faye Dunaway e Steve McQuenn.
Ambientazione sofisticata, abiti scenici ed eleganti.
La scenza più sensuale girata mentre i due protagonisti giocano a scacchi.
Il tutto senza mai togliere le mani dalla scacchiera.
Queste sono le prerogative di un’icona senza tempo.
Foto: moviescreenshot.blogspot.com
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