Il regista Claudio Noce porta sullo schermo la propria vicenda personale raccontando del suo stesso padre, ferito in un attentato terroristico dove furono uccisi un uomo della scorta ed un terrorista.
La storia è raccontata attraverso gli occhi del figlio della vittima, Valerio, che si trova inaspettatamente davanti alla scena dell’agguato avvenuto sotto casa. Tutto è ad altezza di bambino, le soggettive e le oggettive del piccolo protagonista si accavallano, cercando di trasmettere tutto ciò che raggiunge i suoi sensi. Ad affiancarlo improvvisamente appare un altro ragazzo, Christian, poco più grande di lui. Christian si insinua piano piano nella vita di Valerio ma in modo enigmatico, tant’è che da spettatore spesso ho temuto che questo ragazzo esistesse solo nella sua piccola testa.
Alfonso, la vittima dell’attentato, è ben interpretato da Pierfrancesco Favino, che dalla propria levatura di attore, sembra percorrere una strada tutta sua, al di fuori della mano del regista. Ed è infatti nella regia che a parer mio questo film pecca. Nonostante la storia sia una storia importante, che vuole raccontare le ferite e le angosce di chi subisce un attentato, non arriva nel profondo, non porta al coinvolgimento. Il tentativo poco riuscito di abbinare musiche leggere a scene tragiche, ha il suo poco fortunato apice quando si svela l’agguato con in sottofondo Buonanotte Fiorellino di De Gregori, effetto che maldestramente imita i grandi maestri.
Capisco la necessità del regista di portare la propria storia sullo schermo, ma il racconto è ben lontano da sollevare l’animo in quella direzione.
Premio la storia e l’interpretazione di Favino che ormai, a parer mio, può interpretare chiunque, soprattutto dopo il film Il traditore, che consiglio di vedere a chi non l’avesse già fatto.
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