Fin dai tempi di Inception o di The Prestige, Christopher Nolan è un regista che ha abituato il suo pubblico alla meraviglia.
La meraviglia in Tenet la troviamo nell’esplorazione dell’intreccio degli eventi e del loro fluire, immaginando per una volta di poter riavvolgere il nastro.
Il protagonista è John David Washington, che porta in questo personaggio un po’ dell’ irriverenza del poliziotto conosciuto in Blackkklansman.
“Il protagonista” non ha un nome, è “il protagonista” e basta e si ritrova a dover salvare il mondo da un “cattivone” russo, interpretato da Kennet Branagh, che vuole distruggerlo solo perchè ha il potere di farlo dal futuro, tramite l’inversione dello scorrere del tempo dentro al passato.
Di queste “iniezioni temporali” nel presente del tempo che deve ancora venire, si iniziano a trovar traccia in alcuni oggetti cosiddetti “invertiti”, come i proiettili che non solo possono uscire da una canna di pistola, ma ci possono anche rientrare.
Seguendo le tracce lasciate dagli oggetti e sotto l’ala della corporazione intratemporale chiamata Tenet, “il protagonista” con a fianco Robert Pattison inizia la missione che porterà (forse) a salvare il mondo.
Questa trama che sembra lineare è tessuta da un gran numero di personaggi, da un gran numero di informazioni, dagli stessi personaggi che vedono loro stessi al contrario nel tempo. Forse il tutto (troppo) un po’ stordisce e lascia la meraviglia relegata alle scene d’azione dove il loro svolgersi si sviluppa in un senso temporale ma anche nel suo contrario, intrecciando il presente.
Quello che rimane debole sono i raccordi narrativi tra le scene d’azione che risultano davvero dozzinali, quasi fossero state appaltate da Nolan ad una mano non sua. Frasi come “sono il protagonista” o “seguendo la procedura” non si sentivano dai tempi degli “007” degli anni ’60 e penso che già a quei tempi le avessero fatte meglio.
Un vero peccato!!
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