L’orologio da polso è un pezzo classico che lei aveva molto desiderato quando era una ragazzina.
Il cinturino è di maglia metallica e normalmente ha la misura da uomo e da donna.
Lei però scelse quello da uomo.
Anche se aveva un polso sottile, era una grandezza che non stonava sul suo braccio.
L’oggetto del desiderio degli anni ottanta ora era abbordabile per lei.
Solo che adesso di anni ne aveva quarantadue e la sua vita era passata accantonando i desideri più superflui e dedicandosi totalmente alla cura del suo lavoro e alla cura di se stessa.
Il suo lavoro era quello di operatore commerciale in una grande industria della meccanica.
I prodotti che vendeva forse non erano coì affascinanti, ma i i clienti a cui lei dedicava cura e dedizione non l’avevano mai fatta sentire poco considerata.
Parlava ben tre lingue tra cui il giapponese e questo le aveva fatto conquistare un’ottima posizione nell’ufficio vendite del Far Est.
La sua dedizione era stata premiata.
Le sue giornate erano scandite da ritmi sempre uguali e questo comprendeva anche frequentare la piscina comunale del quartiere di Milano in cui abitava.
Il nuoto era per lei una consolazione.
Quelle vasche percose e ripercorse centinaia di volte le davano una serenità interiore e la stanchezza che si attaccava ai muscoli dopo l’esercizio fisico era come la certezza di aver compiuto anche in quella giornata il suo dovere.
Aveva un carattere schivo e riservato ed alla sua età questa era quasi considerato un atteggiamento di una che stava per diventare una vecchia zitella, a suo dire.
Per questo si era conquistata con grande fatica quella corsia non proprio centrale della vasca da cinquanta metri.
Aveva valutato tutto per diverso tempo.
Troppo volte si era ritrovata con persone lente o che volevano conversare con lei.
Lei voleva solo nuotare senza che nessuno la disturbasse.
Alla fine ce l’aveva fatta!
La corsia numero tre oramai era cosa sua.
Nessuno osava contenderla.
Un giorno come tutti gli altri, si preparò per la sua nuotata quotidiana.
Aveva azzerato il cronometro del suo orologio da polso e si era immersa iniziando a portare vigorose bracciate, si sentiva particolarmente in forma.
Ad un cambio di vasca però qualcosa non va, le sembra di scorgere qualsosa che avanza nella sua stassa corsia.
Le sembra impossibile.
Mai più nessuno si era affacciato a qualla corsia da più di due anni ormai.
Eppure le sembra di scorgere qualcosa.
Distratta da questo pensiero esegue male una bracciata e beve addirittura dell’acqua.
Non può essere!
Tossisce!
In quel momento concitato un cui fatica ad incamerare aria ecco che arriva un colpo!
Lo sente bene, sul suo piede sinistro, qualcuno ha iniziato a nuotare nella corsia numero tre assieme a lei.
Sconcertata e nello stesso tempo fuoriosa si avvia a fatica a finire la sua vasca.
Si ferma e scorge il suo coinquilino che alza una mano in segno di scuse.
Lei attonita lo guarda, ma riesce comunque a ricambiare il saluto.
Si tratta di un ragazzo, le sembra molto giovane. Le spalle che emergono dall’acqua le fanno comprendere che ha un fisico asciutto ed atletico e alcune ciocche bagnate e bionde indicano che ha dei capelli arruffati e ribelli che incorniciano un viso bellissimo.
Si sente spaventata dall’attrazione che sente improvvisamente per quel viso, attrazione che la sua rabbia per l’accaduto cerca di cammuffare.
L’imbarazzo si fa sentire in tutto il suo corso e presa come da un raptus esce dalla vasca e si avvia all’uscita.
Nel parapiglia di trovare le ciabatte e l’asciugamanto si accorge solo all’ultimo momento di quella mano che si appoggia sulla sua spalla e di quella voce che sussurra: “Mi scusi, non se ne andrà per colpa mia?”.
Lei si gira con l’asciugamano appoggiata alla labbra, ha l’aria smarrita e si sente nuda di fronte al suo sguardo.
Non dice una parola e si affretta velocemente a raggiungere lo spogliatoio femminile.
Resta seduta sulla panchina.
E’ fradicia e sente freddo ma le sue braccia restano immobili.
Riesce finalmente a raccogliere le sue cose, a vestirsi e senza neanche aversi fatto la doccia e con i capelli bagnati si avvia verso casa.
La notte la trascorre tra la veglia e i sogni che vedono quel ragazzo protagonista.
Si sente disarmata e sconfitta.
Aveva perso la sua corsia e la sua dignità, mai aveva pensato di provare attrazione e desiderio per un ragazzo, non riusciva a ricordare se mai questi sentimenti avessero pervaso il suo animo.
Il giorno dopo non andò neanche al lavoro.
Non andò a nuotare per ben due settimane.
Finalmente si fece forza e decise di affrontare il suo avversario.
Voleva riavere la sua corsia, ma desiderava ardentemente anche un suo piccolo cenno di consenso.
Quanto ripensò a quella mano sulla sua spalla nuda e quanto desiderò che quella mano andasse oltre.
Azzerò il cronometro del suo orologio e si preparò ad entrare in vasca.
Quella sera trovò la sua corsia tutta per lei, come sempre.
Tornò molte sere in vasca ed in quella stessa corsia, ma mai più incontrò quello sguardo e quell’ardore.
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