The Human Voice – Venezia 77

Tilda Swinton diretta da Almodovar interpreta un’opera di Jean Coctoeau del 1930, dove si sente solo la voce di una donna al telefono che parla con il suo amore perduto: l’uomo che l’ha appena lasciata.

Già Anna Magnani e Roberto Rossellini ci hanno regalato nel 1948 questa pièce teatrale dando voce alla “voce umana” appunto di questa donna che soffre e si tormenta, consolata solo dallo sguardo del loro cane, anche lui abbandonato dal padrone.

Tilda e Almodovar ne danno però un risvolto particolare attraverso i colori accesi di una ambientazione surreale che ricorda quella di Dogville di Lars Von Trier, e attraverso la contemporaneità che si mostra a noi grazie agli strumenti. Non è più il filo del telefono che unisce i due amanti, ma la semplice voce che fluttua nell’appartamento surreale poichè la protagonista è dotata di airpods e si aggira disperata per la casa.

Anche la premessa del film mette in una nuova luce la protagonista. Prima della telefonata questa volta non la vediamo sfatta e disperata aggirarsi tra le mura finte della casa, ma in abiti affascinati accompagnata dal suo cane ad acquistare un’ascia. E l’epilogo questa volta dona una possibilità alla protagonista di liberarsi del fardello che a volte è l’amore.

Una Tilda Swinton sempre sopra le righe, Leone d’oro alla carriera incanta con i suoi modi e la sua voce ed il maestro Almodovar l’accompagna con maniera lasciando esprimere all’attrice tutto il suo fascino

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